ACCESSIBILITY

Dieci anni di We Exhibit: 10 anni di noi.

Un viaggio di passione, crescita e innovazione

Quest'anno segna un traguardo significativo per la nostra azienda: dieci anni di attività, trascorsi velocemente tra numerose produzioni artistiche, collaborazioni e la continua ricerca di nuovi modi di raccontare la cultura attraverso gli spazi espositivi.
Anni di amicizia, impegno e, soprattutto, di crescita. 

We Exhibit è nata da un’idea condivisa, ma soprattutto da una scommessa: creare uno spazio in cui progettazione, ricerca e cultura potessero incontrarsi e trasformarsi in esperienze capaci di lasciare il segno. È stato un percorso fatto di tentativi, intuizioni ed evoluzioni, costruito grazie all’energia di chi ci ha creduto sin dall’inizio e di chi, strada facendo, ne ha arricchito il cammino. Dieci anni di mostre, sì, ma anche di legami, di idee messe alla prova, di notti insonni prima di un’inaugurazione e di quella soddisfazione unica nel vedere un’idea prendere forma.

Con questa intervista, vogliamo aprire un album di ricordi e visioni: ripercorrere le tappe che ci hanno portato fin qui, attraverso le voci di chi ha dato a We Exhibit un nome, un’identità e un’anima. Perché la nostra storia non è fatta solo di progetti, ma soprattutto di persone.

Venezia, dicembre 2021

Il primo passo: L’incontro


Il nostro percorso inizia a Venezia, nel 2011, tra le suggestive sale di Palazzo Bembo.
Nicolas arriva all’ingresso e si ferma a parlare con l’addetto alla biglietteria. Proprio in quel momento passa frettolosamente Davide, che lavora nello spazio espositivo. L’addetto lo richiama per chiedergli come gestire il curriculum che Nicolas aveva appena lasciato.
Anche Giovanni lavora nello spazio. Per un caso fortuito, Giovanni e Davide  presenziano al colloquio di Nicolas che, il giorno successivo, inizia il suo lavoro a Palazzo Bembo.

Da un intreccio di momenti ordinari è nata una realtà solida, cresciuta con visione e determinazione. Oggi, celebriamo un percorso fatto di creatività, progettualità e innovazione, guardando al futuro con la stessa energia del primo giorno.

Palazzo Bembo, Venezia, 2012

Qual è stato il vostro primo pensiero, reazione o sentimento quando avete realizzato che l’azienda era ufficialmente registrata?


Giovanni Dantomio: Il Notaio quel giorno ci disse che era molto bello che fossimo così giovani e che volessimo fare qualcosa insieme, ma che la cosa più difficile era andare d’accordo nel lungo periodo. In quel momento ho pensato che quel semplice concetto di “andare d’accordo” nella sua banalità, racchiudesse il segreto per il successo. Credo che al lungo periodo ci dobbiamo ancora arrivare.


Negli anni ci sono stati sicuramente dei momenti in cui siamo andati più e meno d’accordo ma alla fine ogni decisione ci ha portati qui perché ognuno di noi, quando necessario, ha saputo mettere da parte la propria visione individuale per il bene comune di We Exhibit.

In quel momento ho pensato che quel semplice concetto di “andare d’accordo”, nella sua banalità, racchiudesse il segreto per il successo.

We Exhibit: dalla richiesta all’opportunità

Superato il panico iniziale, avviare l’azienda non è stato solo un atto di passione, ma una scelta necessaria. La volontà di strutturare in modo efficace dei processi molto variegati e l’ambizione di cambiare le regole del gioco, cercando un approccio trasversale alla progettazione e alla produzione, sono sono stati i motori che hanno portato alla nascita di We Exhibit.



Cosa vi ha spinto a fondare We Exhibit dieci anni fa? Era un sogno, un’intuizione o una necessità?


Nicolas D'Oronzio: Tutto nasce dall’osservazione. È iniziato tutto nel pieno della fase di preparazione della mostra di architettura a Palazzo Bembo nel 2012. Stavamo raccogliendo informazioni da parte degli espositori, confrontandoci con le dinamiche veneziane e gestendo i lavori nella sede espositiva. In tutto questo la comunicazione e la diplomazia erano fondamentali per la buona riuscita dei progetti.

A quel tempo non avevamo ricevuto una struttura a livello operativo e spettava a noi creare metodologie e procedure: era una sorta di caos controllato. La frase che sentivamo di più dal nostro responsabile era: I don’t care how you do it, just get it done. Da un lato stimolante ma anche frustrante: da qui nasce l’idea di strutturare una realtà che potesse gestire progetti espositivi con cura, empatia e attenzione ai processi; la qualità del risultato sarebbe sempre stata una diretta conseguenza della qualità del processo precedente.

Era agosto 2012 ed ero nell’ufficio del secondo piano a Palazzo Bembo, ricordo di aver acquistato alcuni domini internet un po’ a caso per un futuro sviluppo. Ci vollero altri 3 anni circa per dare vita a We Exhibit e ancora ci sono un sacco di prospettive di sviluppo. 

Palazzo Bembo, Venezia, 2011

Mi sono reso conto di quanto fosse fondamentale per i vari espositori avere referenti di produzione in loco preparati e soprattutto di fiducia, di quanto fossero alte le aspettative di chi voleva portare progetti a Venezia e delle complessità di gestione per persone che si trovano magari a migliaia di chilometri di distanza.

Arsenale di Venezia, aprile 2024

Affrontare le sfide del cambiamento

Diventare imprenditori non è mai un cammino facile.
Le responsabilità verso le persone che lavorano con noi e la paura di non riuscire ad evolvere pongono sfide quotidiane.


Cosa ti ha fatto più paura e cosa ti ha spronato a continuare il percorso imprenditoriale?


Davide De Carlo: Il tempo sottratto agli affetti e alla cura di se stessi, il costante impegno per raggiungere e stabilizzare la tanto ambita "work-life balance”, sono aspetti che ogni imprenditore, prima o poi, si trova a valutare. Non senza una certa dose di tormento. Tali aspetti hanno assunto nel tempo un certo peso nel bilancio delle energie, per me ed i miei soci. Vedere che, lentamente ma costantemente, poniamo le condizioni per noi e per i nostri collaboratori, affinché ognuno possa essere realizzato nel lavoro e fuori dal lavoro, mi sprona a continuare il percorso imprenditoriale.

Padiglione Messico, Arsenale di Venezia, 2018

Vedere che, lentamente ma costantemente, poniamo le condizioni per noi e per i nostri collaboratori, affinché ognuno possa essere realizzato nel lavoro e fuori dal lavoro, mi sprona a continuare il percorso imprenditoriale.

Se pensi ai primi anni di attività, qual è il ricordo più significativo che porti con te?


Nicolas D'Oronzio: Il burnout che ho avuto nel 2013. Lo considero un momento significativo perché, per la prima volta, mi sono confrontato con i miei limiti e con una parte di me che, per molti mesi, aveva represso quasi completamente quei segnali della mente e del corpo che mi invitavano a rallentare per completare il lavoro in modo più sostenibile. Infatti, il giorno dopo la conclusione degli opening, ricordo di aver percepito un vero e proprio crollo fisico e psicologico, che mi ha accompagnato per diversi mesi. Una lezione importante per gli anni futuri.

Ci sono progetti che rimarranno nel cuore

Dieci anni di attività, dieci anni ricchi di progetti che hanno visto la nostra azienda impegnata a collaborare con una miriade di persone, e personalità, da tutto il mondo.
Ogni progetto, con il suo valore unico, ha rappresentato non solo una sfida professionale, ma anche una crescita personale e collettiva. Tra tutti, alcuni rimangono vividi nei ricordi.


C’è un progetto che considerate particolarmente emblematico? Perché lo ritieni speciale?


Nicolas D'Oronzio: L’installazione della Fenice di Xu Bing alle Gaggiandre in Arsenale, nel 2015. E’ stato un progetto estremamente complesso e per il quale non avevo alcuna esperienza o preparazione a quei tempi. Eppure questo non mi ha fermato, dimostrandomi, anzi, quanto si possa imparare velocemente confrontandosi con le complessità in modo attivo e lavorando con figure specializzate.

Ricordo di aver fatto la follia di andare a recuperare del materiale a Milano necessario per la sospensione delle sculture con la mia auto e di aver passato almeno 15 minuti al telefono con l’ingegnere per capire come distribuire il carico nell’auto in modo che non si spezzasse in due durante il viaggio visto il peso completamente sovradimensionato per la sua portata.

Phoenix, Arsenale di Venezia, 2015

Giovanni Dantomio: Il Padiglione Messico alla Biennale del 2015, con Tania Candiani e Felipe Ortega. A dicembre del 2014 Tania ci vide lavorare alla Venice International Performance Art Week a Palazzo Mora e sapendo di avere in ballo questo progetto ci disse: “Ho bisogno dei ragazzi con le felpe rosse!”

Palazzo Mora, Venezia, 2016

Davide De Carlo: “The Teaching Tree” di Muhannad Shono, per il Padiglione Arabia Saudita del 2022. Un intricato processo di co-progettazione e co-produzione per realizzare una grande installazione site specific, fatta di metallo, impianti pneumatici e controlli elettronici, foglie di palma, vernici, ingegneri, un magazzino che prese fuoco, manuali di istruzioni, manuali di distruzione, compressori d’aria, cavi, schizzi su carta, cavetti, disegni tecnici, assistenti di ogni genere e tipo. Eppure, sia il percorso che il risultato furono perfetti e strabilianti.

Vitraria, Venezia, 2014

Storie di aneddoti e momenti indimenticabili

Nel corso degli anni, abbiamo avuto il piacere di lavorare con molte persone, non solo parte del nostro Team, ma anche di un ampio network di clienti, fornitori e collaboratori.

Insieme, abbiamo condiviso esperienze indimenticabili, affrontando con complicità, mutua comprensione e solidarietà sia le soddisfazioni che le difficoltà, sempre mantenendo lo spirito di squadra.


C'è un aneddoto divertente o un momento indimenticabile che rappresenta perfettamente lo spirito di questi dieci anni?


Nicolas D'Oronzio: Una foto di noi tre co-fondatori, ai tempi solo ex studenti in cerca di futuro. Senza avere particolari competenze tecniche, costruimmo una parete in legno che doveva reggere un’opera molto pesante e per capire se avrebbe retto, decidemmo di appenderci tutti e tre alla struttura, facendo un rapido calcolo della somma dei nostri pesi. Chiaramente resse!

Giovanni Dantomio: Un cliente ci spiegò il suo progetto e io dissi: Ah, lo producete in quella area geografica? Mi raccomando, fate attenzione al voltaggio della corrente, lì avete 110v mentre qui ci sono 220v quindi assicuratevi che i macchinari che prenderete possano funzionare anche qui. Naturalmente arrivò tutto in 110v.

Davide De Carlo: Quale ricorrenza aneddotica potrebbe rispecchiare almeglio lo spirito marinaresco di Venezia e le sue logistiche funambolesche, se non il divertente piacere di ricevere regolarmente richieste di accesso a ‘tal’ palazzo o ‘tale’ corte… via camion? E, subito dopo, scambiarsi uno sguardo d’intesa con il collega più vicino, lasciandosi andare ad una risata condivisa.

We Exhibit Studio, Venezia, 2017

Se doveste descrivere We Exhibit con una sola parola, quale scegliereste e perché?


Davide De Carlo: Complicità. La complicità del nostro gruppo di lavoro contraddistingue lo spirito dell’azienda. E’ un fattore motivazionale rilevante che ci spinge a metterci alla prova e a migliorare costantemente, trasformando la collaborazione in energia condivisa.

Nicolas D'Oronzio: Penso che innovazione sia la parola che più contraddistingue la società. Un'innovazione in chiave “umana” oserei dire, nel senso che siamo sempre alla ricerca del migliorare non tanto un “prodotto”, quanto le interazioni fra tutte le persone coinvolte nei progetti.

Giovanni Dantomio: Resourceful, perché in italiano bisognerebbe fare un giro di parole per spiegarlo.

We Exhibit Studio, Venezia, 2017

Guardandoti allo specchio oggi, qual è il pensiero che ti rende più fiero e orgoglioso di quanto costruito?


Nicolas D'Oronzio: Vedere quanto questa realtà sia stata in grado di generare progetti e connessioni lavorative e personali fra le persone; osservare quante emozioni - negative e positive - animano l’azienda e quanto sia una realtà “viva” che evolve sempre e nella quale le persone generalmente possono trovare il proprio spazio. 

Giovanni Dantomio: Il fatto che i nostri clienti diventino dei veri e propri ambasciatori del nostro metodo e che siano i nostri promotori principali.

Davide De Carlo: Per ogni ruga e per ogni capello perso, vedo una difficoltà superata ma anche una persona da ringraziare, una persona parte di un network enorme di rispettabili professionisti che si allineano alla nostra cultura aziendale.

We Exhibit Studio, Venezia, 2018

10 anni: un traguardo ma anche un nuovo inizio.

Nel 2024, abbiamo intrapreso un progetto di grande rilevanza: l'ottenimento della Certificazione sulla Parità di Genere, un impegno che rappresenta un investimento continuo nella nostra formazione, oltre a un segno tangibile del nostro impegno verso coloro che lavorano con noi e collaborano al nostro fianco.

Crediamo fermamente che il lavoro di squadra, la coesione e il rispetto reciproco siano alla base di una cultura che valorizzi l’aspetto umano di ogni individuo.
Per questo ci dedichiamo a creare un ambiente inclusivo, in cui ogni persona possa crescere e arricchire le proprie competenze.

Un ringraziamento speciale a tutte le persone che hanno condiviso e continuano a condividere il nostro percorso. Grazie al contributo di ciascunə siamo arrivati a festeggiare questi dieci anni di successi, ambizioni ed evoluzione, con l’obiettivo di raggiungere insieme nuovi traguardi.

Grazie,
Davide, Giovanni, Nicolas